mercoledì 14 marzo 2018

CAFFÈ MARODDA



Oggi voglio parlarvi del caffè Marodda, un'azienda fantastica che mi ha stupita molto per la qualità del prodotto ma soprattutto per la professionalità con il quale si propone ai suoi clienti. Ho avuto il piacere di ricevere delle cialde a casa e due bellissime tazzine da caffè firmate Marodda.


Il caffè ormai fa parte del nostro quotidiano, serve a darci la giusta carica per affrontare la giornata e perché no la solita scusa per fare due chiacchiere con le amiche.
Il caffè aiuta a stimolare il sistema nervoso.


Coffeaitalia è presente da diversi anni sul mercato con il brand Caffè Marodda ed è sede Aicaf per la provincia di Cosenza. Organizza spesso dei corsi per la formazione di baristi, operatori del settore o appassionati del caffè, tutto ciò per garantire le conoscenze pratiche e tecniche per la formazione.

Il caffè Marodda è davvero eccezionale, il vero sapore di un caffè italiano e la sua cremosità fa impazzire tutti.
La sua qualità è di gran lunga superiore ad altri che ho provato precedentemente.

Vi consiglio di acquistarlo e provarlo, non ne potrete fare più a meno.


www.marodda.com

domenica 7 gennaio 2018

CASEY, L'ASSISTENTE VOCALE PER LE AUTO DELLA BOSCH



NUOVE FRONTIERE - Apple, Google e altri grandi società dell’elettronica stanno investendo grosse somme di denaro per migliorare i rispettivi assistenti vocali, quei software per effettuare determinate operazioni attraverso la voce e non utilizzando le mani, come ad esempio effettuare una ricerca su internet senza digitare sullo schermo dello smartphone o accendere le luci senza toccare l’interruttore. Alla “partita” si aggiunge ora la Bosch, azienda tedesca fra le principali al mondo della componentistica per auto, che ha terminato lo sviluppo di un assistente vocale specifico per le automobili: si chiama Casey e dovrebbe interpretare le richieste con minori indecisioni rispetto ai sistemi della concorrenza, secondo la Bosch, che ha messo a punto la tecnologia sulla base di un software più evoluto. 

ASSISTENZA INTELLIGENTE - Casey della Bosch è in grado infatti di utilizzare l’intelligenza artificiale, ovvero la capacità di un software di interpretare le richieste a seconda del momento della giornata o delle abitudini: al guidatore basterà dire “chiama Marco” e il programma capirà da solo se comporre il numero di Marco il collega o Marco il compagno di squadra a calcetto, a seconda del momento della giornata in cui viene espressa la richiesta. Se è mattino Casey non avrà dubbi a chiamare il collega, visto che è più probabile effettuare a quell’ora una telefonata di lavoro, mentre di sera verrà digitato il numero dell’amico. L’assistente vocale della Bosch si mette in funzione dicendo “Ehi, Casey” e ascolta subito il comando, a differenza di altri che devono prima emettere un suono.

53 VOCI DIVERSE - La Bosch ha lavorato dieci anni a questa tecnologia e ha curato anche la personalizzazione, offrendo al guidatore la possibilità di scegliere fra 44 voci femminili e 9 maschili. Ogni voce è abbinata ad un nome di persona, come ad esempio Michael o Linda, che fa cambiare il comando per attivare la tecnologia: scegliendo l’assistente Linda si dovrà dire “Ehi, Linda” e non più “Ehi, Casey”. L’assistente virtuale parla e capisce 30 lingue, secondo la Bosch, che vuole integrarlo direttamente alle auto e non più sfruttarlo attraverso lo smartphone: in questo modo lo si potrà utilizzare anche quando lo smartphone non prende o è assente.

"Bosch pone fine al caos di pulsanti presenti nell'abitacolo. Abbiamo deciso di trasformare l'assistente vocale in passeggero," ha affermato Dirk Hoheisel, membro del Board di Robert Bosch GmbH. 
-  L'assistente vocale di Bosch è multilingue e non ha bisogno di connessioni esterne.
-  "Casey", "Linda" o "Michael": è il conducente a decidere il nome dell'assistente vocale Bosch.

Hildesheim — "Sono Casey, il tuo nuovo passeggero. Sei pronto per iniziare?" Assistenti vocali come Alexa, Siri, Google, Cortana e Bixby hanno già preso il comando degli elettrodomestici, dell'illuminazione e dei robot da casa; ma Bosch ora vuole mettere i suoi assistenti vocali anche dentro le macchine. Questa nuova tecnologia elimina ogni distrazione per i conducenti, consentendo loro di concentrarsi sulla guida. "A volte, guidando le macchine moderne, il conducente può sentirsi un vero e proprio pilota al comando di un aereo con tutti quei pulsanti, schermi, menu e sottomenu. Bosch pone fine al caos di pulsanti presenti nell'abitacolo. Abbiamo deciso invece di trasformare l'assistente vocale in passeggero," ha affermato Dirk Hoheisel, membro del Board di Robert Bosch GmbH. L'assistente, che risponde al nome di "Casey" la prima volta che il conducente sale sull'auto, rende la guida più comoda e sicura. Secondo uno studio di Allianz Center for Technology, i guidatori di auto tedesche spesso si distraggono mentre usano il navigatore, regolano l'aria condizionata o rispondono al telefono. Questo tipo di distrazioni è una delle cause principali degli incidenti stradali.

Risponde a ogni parola, anche quando è offline
Le funzioni di comando vocale del passato offrivano un aiuto limitato e complicato. Il conducente doveva concentrarsi sulla struttura dei menu e leggere i comandi necessari dal display, distraendosi dalla guida. "Puoi dire quello che vuoi nel modo che vuoi: Bosch mette a disposizione un'assistente vocale in grado di capire il conducente proprio come farebbe un'altra persona," ha proseguito Hoheisel. L'assistente Bosch non risponde più ai rigidi comandi vocali formulati con parole ben precise. Il sistema di riconoscimento vocale capisce la struttura delle frasi naturali già in oltre 30 paesi del mondo, compresi vari accenti e dialetti. Casey non parla semplicemente inglese, ma anche le varianti britanniche, americane, neozelandesi e australiane. Bosch ha investito più di dieci anni di duro lavoro per progettare il suo controllo vocale. Le capacità di Casey vanno oltre quelle della concorrenza, anche delle aziende più famose. L'assistente vocale pensa e impara. Se per esempio il conducente vuole chiamare "Paul", il sistema passa in rassegna i contatti automaticamente, prendendo in considerazione il luogo in cui si trova, l'ora e la situazione prima di rispondere. Se il conducente sta andando al lavoro, di mattina, "Paul" probabilmente si riferisce al collega in ufficio, mentre lo stesso nome pronunciato di sera potrebbe indicare il migliore amico. Per accertarsene, Casey chiederà: "Ho trovato cinque contatti con il nome Paul. Vuoi chiamare Paul Stevenson?" Questa importanza del contesto è la prima fase dell'intelligenza artificiale. Un'altra perla di questa sofisticata tecnologia: il conducente può anche inserire l'indirizzo di destinazione in Francia in francese, ad esempio, senza dover apportare cambi manuali nelle impostazioni. Un esempio: pronunciando "Portami a Champ de Mars, Cinq Avenue Anatole, Paris," Casey capisce automaticamente la destinazione e calcola l'itinerario per la Tour Eiffel. Inoltre l'assistente Bosch non ha bisogno di nessun tipo di connessione dati esterna. Il sistema di infotainment in auto si occupa dei calcoli senza inviare nessun dato sul cloud. Casey rimane insieme al conducente anche in galleria, nelle zone con scarsa copertura o in altri paesi, quando il proprio smartphone è spento.

Risponde a ogni nome
La conversazione in macchina diventa ancora più personale quando il conducente sceglie il nome del proprio assistente. I sistemi di comando vocale che rispondevano solo al nome scelto dal produttore appartengono al passato. Indipendentemente dal nome "Casey", "Michael" o "Linda", il sistema di riconoscimento vocale Bosch capisce e parla 30 lingue diverse, con un totale di 44 voci femminili e 9 maschili. Il conducente attiva l'assistente dicendo: "Ehi, Casey" o utilizzando il nuovo nome scelto. Inoltre, può iniziare ogni nuovo dialogo parlandogli direttamente: non deve più attendere il "bip".

Il gruppo Bosch è un fornitore leader globale di tecnologie e servizi. Impiega circa 390.000 dipendenti in tutto il mondo (al 31 dicembre 2016). L'azienda ha generato vendite pari a 73,1 miliardi di euro nel 2016. Le sue operazioni si suddividono in quattro settori di business: Mobility Solutions, Industrial Technology, Consumer Goods ed Energy and Building Technology. In qualità di azienda leader nel settore dell'IoT, Bosch offre soluzioni innovative per case intelligenti, città intelligenti, mobilità interconnessa e produzione interconnessa. Utilizza la propria esperienza nella tecnologia dei sensori, nei software e nei servizi, oltre al proprio cloud IoT, per offrire ai suoi clienti soluzioni interconnesse e intersettoriali da un'unica fonte. L'obiettivo strategico del gruppo Bosch è quello di offrire innovazioni per una vita interconnessa. Bosch migliora la qualità della vita in tutto il mondo con prodotti e servizi innovativi e pieni di entusiasmo. In poche parole, Bosch crea una tecnologia che è "pensata per la vita". Il gruppo Bosch comprende Robert Bosch GmbH e 440 aziende sussidiarie regionali in ben 60 paesi. Con i partner commerciali e di servizi, il network di produzione e vendite globale di Bosch è presente in quasi tutti paesi del mondo. Le basi della crescita futura dell'impresa sono rappresentate dalla sua forza innovativa. In 120 sedi in tutto il globo, Bosch impiega ben 59.000 dipendenti nella ricerca e sviluppo.

L'azienda è stata fondata a Stoccarda nel 1886 da Robert Bosch (1861-1942) come "laboratorio di meccanica di precisione e ingegneria elettrica." La particolare struttura proprietaria di Robert Bosch GmbH garantisce la libertà imprenditoriale del gruppo Bosch, consentendo all'azienda di effettuare piani a lungo termine e di affrontare in anticipo significativi investimenti per la salvaguardia del suo futuro. Il 92% del capitale azionario di Robert Bosch GmbH è detenuto da Robert Bosch Stiftung GmbH, una fondazione benefica. La maggioranza dei diritti di voto è detenuta da Robert Bosch Industrietreuhand KG, un fondo fiduciario industriale. Le funzioni di gestione imprenditoriale vengono svolte dal fondo fiduciario. Le azioni rimanenti sono detenute dalla famiglia Bosch e da Robert Bosch GmbH.


domenica 22 ottobre 2017

MAZDA E POLLINI...UNA CX-3 SPECIALE


INCONTRO DI ECCELLENZE - Il gusto, la capacità e la sapienza tipici del made in Italy abbinati all’attenzione, alla cura e alla precisione dei migliori prodotti giapponesi: nasce da questo incontro una suv speciale in tiratura limitata, la Mazda CX-3 Limited Edition in Partnership With Pollini, riservata a 110 clienti italiani in cerca di quel tocco in più che assicura distinzione non solo nell’abbigliamento, ma anche nella scelta dell’automoboile.
PUNTI DI CONTATTO - I due marchi hanno in comune più di quanto si potrebbe pensare: innanzitutto la passione per la manifattura artigianale, ma anche un forte legame con le proprie tradizioni e uno sguardo sempre volto all’innovazione. Un filo conduttore che ha permesso un’efficace sintonia tra due realtà. Fondata nel 1953 a San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena), nel cuore di quella Romagna in cui la passione per l’artigianato è pari a quella per i motori, l’azienda Pollini rappresenta una delle eccellenze italiane nel campo dello stile e della manifattura di pregio nella produzione di scarpe e accessori in pelle. Mentre, anche nell’era delle mega fabbriche robotizzate come quella della Mazda a Hofu, nel sud del Giappone, è ancora una realtà ben presente sulle linee di produzione la figura del Takumi, il maestro artigiano specializzato che si prende cura non solo della realizzazione anche manuale di parti della vettura (la corona del volante cucita a mano, per esempio), ma anche del buon funzionamento dell’intera filiera produttiva in una ricerca continua di miglioramenti qualitativi e di processo.


TRADIZIONE E ALTA TECNOLOGIA - Dall’incontro tra le due aziende è nata la Mazda CX-3 Limited Edition in Partnership With Pollini, disponibile a partire dal mese di ottobre in 110 esemplari. Sviluppata sulla base dell’allestimento Exceed, aggiunge alle dotazioni di questa versione equipaggiamenti premium come i sedili in pelle nappa Brown con doppie cuciture (la poltrona di guida è regolabile elettricamente con memoria), i cerchi in lega 18’’ cromati, le protezioni sottoscocca silver anteriore e posteriore, le calotte retrovisori satinate e il badge Pollini, con il numero progressivo di produzione, sulla plancia. Il corredo della vettura è impreziosito da un portadocumenti in pelle e da una Vip Card, utilizzabile nei punti vendita Pollini, che consentirà ai possessori di usufruire di vantaggi speciali sui prodotti del marchio. L’auto è spinta dal 2.0 a benzina da 120 CV della serie Skyactiv, con alimentazione a iniezione diretta (rapporto di compressione di 14:1, collettore di scarico 4-2-1, doppia fasatura della distribuzione sequenziale S-VT), che abbina motore brillantezza e fluidità, senza innalzare i livelli dei consumi e i costi di gestione. 

UN NUOVO DESIGN - Fu la Mazda CX-5 del 2012 a lanciare lo stile ripreso poi da tutte le Mazda odierne: il Kodo design ha portato gli stilisti a disegnare mascherine dalla forma a diamante, luci rastremate e fiancate dalle linee pulite e raffinate. Ora è venuto il momento di un nuovo salto in avanti e fra pochi giorni la Mazda svelerà la nuova direzione nella quale si evolverà il suo design. Al prossimo Salone dell’automobile di Tokyo (27 ottobre-5 novembre 2017) verrà infatti esibito un nuovo modello di stile, di cui oggi l’azienda ha diffuso la prima immagine (qui sopra), che appare molto diverso già a partire dalla fiancata: la profonda scanalatura è un grosso elemento di novità e farà apparire le auto molto più filanti. Il costruttore giapponese non ha fornito alcun dettaglio sull’auto, che ha le sembianze di una berlina a quattro porte dalla sagoma molto sportiveggiante: il cofano anteriore è molto lungo, la coda sembra raccolta e il tetto appare filante.


È LEI LA MAZDA 3 - Insieme a questa proposta di stile ne verrà mostrata una seconda, che dovrebbe anticipare la nuova edizione della berlina compatta Mazda 3. Anche per lei sono attese novità piuttosto “succose”, a partire dalla carrozzeria (il portellone è molto inclinato in stile coupé, qui sopra un primo disegno) fino ai motori, perché arriverà un benzina capace di funzionare senza candele: il nuovo motore Skyactiv-X riuscirà a creare la scintilla per l’innesco della miscela aria/carburante grazie alla pressione molto elevata nelle camere di scoppio, in maniera analoga a quanto avviene sui motori diesel, dove la compressione dell'aria provoca un'autoaccensione al momento dell'iniezione del carburante nei cilindri.

martedì 19 settembre 2017

BONUS PER DISOCCUPATI 2017


Entro il prossimo settembre 2017 entrerà in vigore un’ulteriore forma di sostegno alle famiglie sotto la soglia di povertà, che prenderà la forma di un assegno versato mensilmente a favore di determinate categorie di soggetti.

Sulla stampa ha preso il nome di assegno di povertà, anche se il reddito non sempre è l’unica delle variabili che permetteranno di accedere a questo assegno.

Il nome tecnico è REI, ovvero reddito di inclusione e può essere un’ottima opportunità per le famiglie maggiormente colpite dalla crisi, tutto questo grazie alla Delega sulla povertà al Governo, che ha deciso di introdurre da quest’anno tale misura.

Una delle iniziative del Piano contro la Povertà

Prima di addentrarci nello specifico dei requisiti e delle modalità di erogazione del Reddito di Inclusione, sarà necessario individuare anche quale è stato il quadro politico che ha portato allo sviluppo di questa forma di aiuto per le famiglie maggiormente in difficoltà.

Il contesto è quello della legge delega contro la povertà, che ha invitato il governo a mettere in opera da subito, entro sei mesi dalla delega, misure universali che contengano la dilagante povertà che ha colpito quelli che erano un tempo appartenenti a pieno diritto del ceto medio.
Le famiglie che si trovano al di sotto della soglia che permette di acquistare beni e servizi essenziali sono più di quattro milioni e questo non ha potuto che spingere il governo ad intervenire con una formula per quanto possibile universale e davvero in grado di aiutare chi ha effettivamente bisogno.

Il REIS (Reddito di Inclusione Sociale)  è uno strumento che va ad affiancare altri strumenti contro le situazioni a rischio: grazie ad esso, la Carta SIA, nata dalla social card sperimentale destinata a sole 12 città italiane, verrà ampliata ed estesa a tutti i comuni italiani e verrà sostuita dalla nuova misura nazionale per il contrasto alla povertà, appunto, il  REIS.

Il REIS è uno strumento a sostegno del reddito per persone che si trovano al di sotto della soglia stabilita statisticamente e per legge di povertà, che servirà non solo a garantire un reddito adeguato alle famiglie, ma anche a permettere una inclusione sociale di tipo attivo, sia a livello lavorativo che scolastico, senza dimenticare l’accesso alle misure sociali e sanitarie, per tutta la famiglia.

Oltre a dimostrare di avere un reddito al di sotto della soglia stabilita, le famiglie dovranno dunque partecipare a quelli che sono dei percorsi individualizzati per il reinserimento nel mondo del lavoro per gli adulti, nonché nella scuola per i figli che si trovino ancora in età scolastica.
Da una parte si dovranno dunque impegnare i comuni ad erogare l’assegno, e dell’altro l’INPS si dovrà preoccupare delle ulteriori occorrenze, con il primo che dovrà inoltre improntare dei percorsi individualizzati per il re-inserimento delle persone colpite da stato di povertà.

L’assegno che viene assegnato tramite REI verrà erogato con una carta prepagata, in modalità simili a quelli della carta SIA già operativa, con l’addebito delle somme che avverrà su base mensile e potrà essere utilizzato per tutti gli acquisti presso:

i negozi convenzionati
i negozi di generi alimentari
le farmacie
le parafarmacie
le strutture per il pagamento delle utenze
A quanto ammonta l’assegno? Si dovrà ancora discutere prima dell’approvazione definitiva del disegno di legge, anche se le somme verso le quali il governo sembrerebbe orientato si aggirano intorno ai 500 euro per nucleo famigliare.

I dati dovrebbero essere questi:

1 membro 80 euro
2 membri euro 160;
3 membri euro 240;
4 membri euro 320;
5 membri o più 400 euro.

I requisiti di cui si deve essere in possesso per questo tipo di aiuto sono molto simili a quelli che erano richiesti per l’ottenimento della carta SIA, ovvero:
Essere cittadini italiani, oppure dell’Unione Europea;
in alternativa: essere familiari di un cittadino italiano o comunitario, a patto che si abbia il permesso di straniero;
in alternativa: essere cittadini extra-comunitari che sono in possesso del permesso di soggiorno;
in alternativa: rifugiato politico o titolare di protezione sussidiaria;
almeno un soggetto del nucleo deve essere minorenne;
a parità di altre condizioni, la precedenza sarà data alle famiglie nelle seguenti condizioni: disagio abitativo, accertato dal Comune; nucleo familiare monogenitoriale, per cui costituito da un solo genitore e figli minori; nucleo familiare con 3 o più figli minorenni, oppure, con 2 figli ed il 3° in arrivo; nucleo familiare con 1 o + figli minori disabili;
un ulteriore criterio di precedenza è rappresentato dal numero dei figli e in considerazione dell’età più bassa del figlio più piccolo;
si deve avere un ISEE inferiore a 6000 euro (fino a questo momento si parlava invece di 3000 euro);
Patrimonio mobiliare così come stabilito ai fini Isee;
valore dell’indicatore della situazione patrimoniale ancora una volta come definito ai fini Isee;
valore della abitazione di residenza,qualora si si sia in possesso di una casa di proprietà;
Per quanto riguarda i requisiti lavorativi sarà necessario:

Presenza di adulti disoccupati nel nucleo familiare al momento della domanda;
almeno uno dei  componenti del nucleo che nei 36 mesi precedenti alla domanda in una delle seguenti condizioni: 1) cessazione del rapporto di lavoro se lavoratore dipendente; 2) cessazione attività, se lavoratore autonomo; 3) poter dimostrare di aver lavorato almeno 180 giorni con tipologie contrattuali flessibili;
in alternativa al punto 2, almeno un componente del nucleo impiegato con tipologie contrattuali flessibili. In tal caso, il valore totale  per il nucleo familiare dei redditi da lavoro nei 6 mesi precedenti la domanda non deve superare 4.000 euro.

Per sapere dove fare domanda sarà necessario attendere il decreto attuativo, che dovrebbe arrivare, come abbiamo detto, entro il prossimo settembre.

Non mancheremo di aggiornarvi sulle novità che riguardano quella che è una misura molto importante per l’aiuto alle famiglie, in un periodo che, purtroppo, continua a vedere il numero di poveri al di sotto della soglia continuare a crescere su tutto il territorio nazionale.

mercoledì 6 settembre 2017

BONUS BEBE' 2017


L’assegno di natalità (anche detto "Bonus bebè") è un assegno mensile destinato alle famiglie con un figlio nato, adottato o in affido preadottivo tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017 e con un ISEE non superiore a 25.000 euro. L’assegno è annuale e viene corrisposto ogni mese fino al terzo anno di vita del bambino o al terzo anno dall’ingresso in famiglia del figlio adottato.

Esso è stato istituito dall’articolo 1, commi 125-129, legge 23 dicembre 2014, n. 190, "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato" (legge di stabilità per l’anno 2015), mentre con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 febbraio 2015 sono state adottate le relative disposizioni attuative.

L’assegno spetta a partire dal mese di nascita o di ingresso in famiglia del figlio adottato o affidato. Se l’assegno non può più essere concesso al genitore richiedente (perché, ad esempio, decaduto dalla potestà genitoriale o perché il figlio è stato affidato in via esclusiva all’altro genitore), l’altro genitore può subentrare nel diritto all’assegno presentando una nuova domanda entro 90 giorni dall’emanazione del provvedimento del giudice che dispone la decadenza dalla potestà o l’affidamento esclusivo all’altro genitore. In questo caso, l’assegno spetta al nuovo genitore richiedente dal mese successivo a quello di emanazione del provvedimento giudiziario.

Per l’affidamento temporaneo di minore nato o adottato nel triennio 2015-2017, l’assegno spetta a decorrere dal mese di emanazione del provvedimento del giudice o del provvedimento dei servizi sociali reso esecutivo dal giudice tutelare.

In caso di decesso del genitore richiedente, l’erogazione dell’assegno prosegue a favore dell’altro genitore convivente col figlio. Quest’ultimo deve fornire all’INPS gli elementi informativi necessari per la prosecuzione dell’assegno entro 90 giorni dalla data del decesso.

In ogni caso, se la domanda è presentata oltre i 90 giorni, l’assegno decorre dal mese di presentazione della domanda.

L’assegno è corrisposto mensilmente per un massimo di 36 mensilità a partire dal mese di nascita o di ingresso in famiglia.

QUANTO SPETTA

La misura dell’assegno dipende dall' ISEE del nucleo familiare: 960 euro l’anno (80 euro al mese per 12 mesi) con ISEE superiore a 7.000 euro annui e non superiore a 25.000 euro annui; 1.920 euro l’anno (160 euro al mese per 12 mesi) con ISEE non superiore a 7.000 euro annui.

Il pagamento mensile dell’assegno è effettuato dall’INPS direttamente al richiedente tramite bonifico domiciliato, accredito su conto corrente bancario o postale, libretto postale o carta prepagata con IBAN intestati al richiedente. In sede di invio della domanda è necessario allegare il modello SR/163 in mancanza la domanda rimane sospesa.

Se la domanda è stata presentata dal legale rappresentante in nome e per conto del genitore minorenne o incapace di agire, il mezzo di pagamento prescelto deve essere intestato al genitore.

Se il figlio nato o adottato è collocato temporaneamente presso un’altra famiglia secondo l’art. 2 della legge 184 del 1983, l’assegno è corrisposto all’affidatario che ne fa richiesta e solo per la durata dell’affidamento.

Il pagamento dell’assegno è effettuato a partire dal mese successivo a quello di presentazione della domanda. Se la domanda è stata presentata nei termini di legge (entro i 90 giorni), il primo pagamento comprende anche l’importo delle mensilità maturate fino a quel momento.

DECADENZA

L’erogazione dell’assegno a favore del richiedente termina quando:

il figlio compie tre anni o si raggiungono tre anni dall’ingresso in famiglia. I tre anni si calcolano a partire dal mese di nascita o di ingresso in famiglia (questo mese incluso);
il figlio raggiunge i 18 anni di età;
il richiedente perde uno dei requisiti previsti dalla legge (ad esempio in caso di trasferimento della residenza all’estero, perdita del requisito della cittadinanza o del titolo di soggiorno, perdita della convivenza con il figlio, ISEE superiore a 25.000 euro annui, revoca dell’affidamento).
Altre cause di decadenza sono:

il decesso del figlio;
la revoca dell’adozione;
la decadenza dall’esercizio della responsabilità genitoriale;
l’affidamento esclusivo del minore al genitore che non ha presentato la domanda;
l’affidamento del minore a terzi;
provvedimento negativo del giudice che determina il venir meno dell'affidamento preadottivo.
Il richiedente deve comunicare all’INPS la perdita di uno dei requisiti entro 30 giorni. Se il richiedente perde uno dei requisiti previsti dalla legge o se si verifica una causa di decadenza, la domanda di assegno può essere presentata per lo stesso figlio dall’altro genitore o, in caso di affidamento temporaneo, dall’affidatario.


L’ultima legge di Stabilità ha confermato anche per il 2017 il cosiddetto Bonus bebè di 80 euro al mese erogato per tre anni a tutte le famiglie con un nuovo nato purché con un reddito #isee inferiore a 25 mila euro. Rispetto ai primi due anni di attivazione del contributo si devono però registrare alcuni cambiamenti in senso restrittivo, con attivazione di controlli da parte dell’#Inps in particolare sul certificato Isee e sul codice Iban sul quale viene erogato il contributo.

Attestazioni Isee per il Bonus bebè 2017: attenzione alla validità
Tra le novità introdotte nelle regole per richiedere il Bonus bebè 2017 si segnalano i controlli da parte dell’Inps per intercettare le attestazioni Isee che presentano omissioni o difformità sul patrimonio mobiliare.

In questi casi, l’Inps provvederà a sospendere l’istruttoria per la richiesta del sussidio (o ad interromperne l’erogazione nel caso in cui questo sia già stato concesso), dando comunicazione al beneficiario. Alla ricezione dell’avviso, il beneficiario potrà presentare entro 30 giorni una nuova Dsu ai fini della emissione di una nuova attestazione Isee, oppure presentare documenti forniti da banche, Poste, eccetera, a sostegno dei rapporti finanziari che si presumono omessi o non veritieri. In caso di corrispondenza tra quanto dichiarato e i documenti prodotti, l’Inps procederà a completare la nuova istruttoria, in caso di nuova domanda, o a ripristinarne l’erogazione.

La stessa procedura è prevista nel caso in cui si presenti un Isee scaduto o che non venga rinnovato alla scadenza. E’ importante ricordare, infatti, che l’attestazione Isee ha validità di due mesi, per cui, ad esempio, se la certificazione è stata preparata ad agosto, ma il bambino è nato (o è stato adottato) a dicembre, bisognerà richiedere un nuovo certificato.


Una volta ottenuto il Bonus bebè, inoltre, ogni anno sarà necessario presentare una nuova certificazione Isee che confermi il perdurare dei requisiti per ii quali il contributo è stato concesso.

Controlli Inps per il Bonus bebè 2017 anche sul codice Iban
Al fine di verificare che i contributi del Bonus bebè siano effettivamente erogati alle famiglie bisognose, come previsto dalle regole di emissione, l’Inps ha inoltre istituito un ulteriore controllo attraverso la richiesta di presentazione del modello SR163, necessario per verificare l’effettiva corrispondenza tra l'Iban indicato nella domanda di assegno e la titolarità del conto a cui l'Iban stesso si riferisce.

Ricordiamo che il Bonus bebè consiste in un assegno di 80 euro al mese per tre anni per tutte le famiglie nelle quali si registra l’ingresso di un minore (nascita, adozione o affido) con un reddito Isee inferiore a 25 mila euro. In caso di reddito inferiore a 7 mila euro annui, l’assegno viene elevato a 160 euro al mese.

L’INPS ha comunicato l’introduzione di questo nuovo modello con il messaggio n. 1652 del 14 aprile 2016.
Molte pratiche sono bloccate per mancanza di questo nuovo modulo. Quando si richiede una prestazione conviene sempre allegare il modulo SR 163, compilato e firmato dalla banca.
Nuove modalità per comunicare il codice Iban in caso di accredito su c/c bancari o postali, libretti postali e carte prepagate per i percettori di tutte le prestazioni a sostegno del reddito.
Nel caso di una nuova domanda di prestazione a sostegno del reddito, oppure nel caso di una prestazione già in corso di pagamento, se c’è necessità di variare il codice Iban o la modalità di pagamento (per es. da pagamento allo sportello ad accredito), occorre inviare all’Inps il modulo “Richiesta di pagamento delle prestazioni a sostegno del reddito” (Modulo_SR163 ).


Il richiedente, tramite il predetto modulo, deve specificare la modalità di pagamento, i dati di riferimento dell’Istituto di credito (Banca/Posta) che effettua il pagamento e il codice Iban del proprio conto. Il modulo deve essere validato con data, timbro e firma dal funzionario del competente Ufficio postale o della Banca e quindi inviato all’Inps.


giovedì 24 agosto 2017

OBBLIGO SCOLASTICO FINO AI 18 ANNI?


Una buona notizia per la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli: l’8 settembre sarà depositata la legge di iniziativa popolare per la Scuola della Costituzione, che fissa – in un modello assai diverso da quello attuale – l’obbligo scolastico a 18 anni. In un’estate di annunci (rimasti tali) – in primis un impegno sull’inadeguatezza dei salari – e di (brutte) sorprese (ovviamente in via di realizzazione) – l’allargamento della sperimentazione del percorso secondario di II grado in quattro anni – Fedeli ha esternato anche al Meeting di Comunione e Liberazione: irrinunciabile passerella per le anticipazioni. Non posso non convergere su una dichiarazione: “Io sarei per portare l’obbligo scolastico a 18 anni perché un’economia come la nostra, che vuole davvero puntare su crescita e benessere, deve puntare sull’economia e sulla società della conoscenza, così come peraltro ci viene dall’ultima Agenda Onu 2030 sottoscritta anche dall’Italia”. Tra “io sarei” e impegno concreto passano fiumi di demagogia e di parole totem, a uso e consumo di media e ingenui. Dare un’occhiata al testo, redatto in modo aperto da chiunque – docenti, studenti, genitori – abbia voluto partecipare, sarebbe però utile a chi ha spesso mostrato di sapere poco di storia della scuola e politiche di istruzione.

Prima di tutto, però, Fedeli deve ricordare alcune cose. L’obbligo scolastico, previsto nell’art. 34 della Carta, fu una straordinaria rivoluzione culturale, politica e sociale. Affidò alla scuola della Repubblica l’emancipazione anche di coloro che, provenendo da condizioni svantaggiate, potevano avere la possibilità di migliorare la propria cultura e, dunque, la propria condizione di cittadino e di lavoratore, capace di scelte consapevoli. Con quel provvedimento, cioè, la scuola diventò lo strumento con cui abbattere e differenze e ostacoli che impedissero il pieno sviluppo della persona umana. La scuola, appunto: cultura, conoscenza, pensiero critico. Istituzione repubblicana che oggi, a colpi di (contro)riforme, si vuole ridurre a infarinatura di conoscenze blande e volatili, prevaricate da una visione aziendale di competenze illusoriamente spendibili sul mercato del lavoro. Come se il lavoro si esaurisse in un saper fare sbrigativo e superficiale e non fosse nobilitato da cultura e conoscenza, riflessione e ricerca. Come polli in batteria gli studenti vengono forniti di nozioni smart, non comprendendo che tale processo impoverirà la società tutta. E, soprattutto, che esso condannerà gli ultimi – gli svantaggiati – a una cittadinanza azzoppata. Il progetto di società neoliberista blinda le condizioni individuali su base socioeconomica: emergono e saranno destinati ad emergere solo i privilegiati dalla nascita in famiglie e contesti favorevoli.

Obbligo scolastico, poi, significa dentro la scuola e un impegno della Repubblica ad opporsi con tutte le forze alla dispersione scolastica. Oggi andare a scuola è una – non la principale – delle possibilità di istruzione, tante sono le attività altre affastellate nell’anno; e la diminuzione di un anno di percorso va proprio in questo senso. Ritardo e dispersione e demagogica evocazione di competenze per il lavoro con uno dei provvedimenti più disastrosi della legge 107/15 – alternanza scuola-lavoro – hanno minato la scuola italiana, facendo seriamente dubitare che in questa scuola, ossequiosa ai diktat neoliberisti, dirigista, valutativa e competitiva, sia ancora praticabile l’ambiziosa scommessa di consegnare a tutti il diritto-dovere ad apprendimento e emancipazione: saperi, studio e relazione educativa sono infatti subordinate alle esigenze mercantili, per cui approfondimento, analiticità e pensiero critico paiono essere orpelli inutili se non ostacoli da eliminare. Nessuno considera che, oltre a un bacino di potenziale sfruttamento, per lo più di studenti minorenni (terzo e quarto anno), e allo svuotamento del concetto di cultura emancipante, l’alternanza scuola-lavoro, coerente con Job’s Act, costruisce volutamente lavoratori acritici, inconsapevoli dei propri diritti e doveri: contrattazione collettiva e lotte per la dignità del lavoro non sono assolutamente un riferimento, né un vincolo imprescindibile per la cultura di impresa: si mira a manodopera “flessibile”, cioè incapace di comprendere e difendere il senso profondo del lavoro e dell’essere lavoratori.

A realizzare un obbligo scolastico costituzionalmente efficace non sarà un riordino dei cicli che abbatta tempi (e diritti a apprendimento e lavoro) e moltiplichi opportunità apparenti (progetti, stage, tecnologie sempre nuove, in realtà prove tecniche di allontanamento definitivo da rigore, riflessione e dimensione davvero pedagogica). Ma una vera riforma della scuola, la restituzione del compito politico-istituzionale frantumato da anni di scelte scellerate e tardive rincorse a modelli neoliberisti da altri già dismessi, propagandati come “nuovo che avanza”; in realtà, una scuola desueta e classista, voluta da esecutori acritici del primato dell’economia su esistenze individuali e interesse generale.

Infine, un altro testo che consiglio vivamente al ministro di leggere. Si tratta della Costituzione Italiana, quella che dice di voler consegnare a ogni studente, dimentica forse che già ne esiste il relativo insegnamento e che la classe politica di cui fa parte ne ha tentato varie volte la manomissione. Vada agli artt. 33 e 34: disegnano molto nettamente un progetto di scuola. Quella che anche lei, con le sue chiacchiere da bar e i suoi decreti a sorpresa, sta tentando di distruggere.

“Rendere l’Erasmus accessibile a tutti” – “Nel giro di pochi anni costruiremmo una classe dirigente nuova, italiana ed internazionale” ha detto Fedeli in una intervista a ilsussidiario.net, prima di intervenire al meeting ciellino. Per il ministro dell’Istruzione per favorire questo processo occorre rendere “l’Erasmus accessibile a tutti dentro il percorso curricolare”. “La dimensione europea è imprescindibile. Lo dico anche per la mia storia personale, sono stata presidente del sindacato europeo. L’Erasmus – spiega – è un’esperienza formativa che cambia la vita dei giovani. Vuol dire più cultura, più conoscenze, più qualità nella relazione umana e civile, più capacità e adattabilità nel nuovo mondo del lavoro”.

“Sperimentazione 4 anni Licei scelta utile”– Il Piano nazionale di sperimentazione in 100 classi per il diploma in quattro anni che coinvolgerà Licei e Istituti tecnici “mi è sembrata una scelta utile”. Lo afferma la numero uno del dicastero dell’Istruzione aggiungendo: “Se quella sperimentazione funzionerà, e tutti i decisori politici saranno d’accordo, a quel punto si dovrebbe fare una rivisitazione complessiva dei cicli scolastici da punto di vista della qualità dei percorsi didattici interni. So che ha suscitato polemiche. Ma io penso che sia molto più trasparente e serio mettere dei paletti, istituendo una governance trasparente, con tutti i soggetti, anche quelli che hanno perplessità che vorrei coinvolgerli nel seguire questa sperimentazione. Se alla fine del percorso vediamo che è discriminante anziché inclusiva non la faremo”.

“Pronta a battaglia per gli stipendi degli insegnanti” – Non è giusto che “la retribuzione dei docenti sia la più bassa di tutta la Pubblica amministrazione” ha detto Fedeli al Meeting di Comunione e Liberazione, specificando di essere “pronta a fare la battaglia per l’aumento degli stipendi”. “Se si ritiene importante, quale in effetti è, il ruolo dei docenti e dell’insegnamento – aggiunge la ministra – lo devi socialmente riconoscere, anche dal punto di vista retributivo”. Sulla necessità di un’integrazione dei ragazzi di origine straniera, Fedeli ricorda che “in altri Paesi ci sono ancora le classi differenziate: bisogna raccontarla la scuola italiana”.

giovedì 10 agosto 2017

LA NASCITA DEL COSTUME A DUE PEZZI



Il solito luogo comune vorrebbe l'uomo moderno sempre più emancipato e lontano da quel comune senso del pudore che in teoria (molto in teoria) vorrebbe invece avviluppate su se stesse le civiltà passate, vittime di non si sa quali filosofie repressive. E anche nel campo dell'abbigliamento questo supponente atteggiamento, intriso di prosopopea tutta contemporanea ed illuminista, si rispecchia nella falsa credenza di aver scoperto per primi certi vestiti particolarmente audaci o solo particolarmente comodi.

E' il caso del bikini che, dietro la facciata del due pezzi utilizzati come bandiera di liberazione, cela invece una lunga storia. Tanto che si possono tranquillamente osservare, magari su di un normale manuale di storia dell'arte (e magari cercando i ragguardevoli mosaici siciliani di Piazza Armerina), serafiche signorine intente a fare ginnastica o a farsi belle nei loro ampi bagni con indosso nulla più che due succinti pezzi di stoffa.

Comparso infatti per la prima volta durante il periodo imperiale romano (I-II secolo d.C.), il bikini, da quanto si apprende nella ricognizione storica effettuata da una rivista come "Focus" "non serviva in origine per nuotare, perché all'epoca si nuotava nudi. Né serviva per prendere il sole in spiaggia, pratica diventata abituale parecchi secoli dopo. A quanto pare il bikini era utilizzato soprattutto per l'atletica, la danza e nelle scuole di ginnastica".

Ad ogni modo, per la concezione moderna di tale indumento bisogna aspettare il 1946 quando, in Francia, lo stilista Louis Réard presenta in una collezione di costumi da bagno un modello che è l'antesignano, il prototipo di ciò che conosciamo noi oggi. Modello rinominato, tanto per dare un'idea dell'effetto (desiderato) che l'indumento poteva suscitare, nientemeno che "atome".
Però si dà anche il caso che proprio quell'anno gli Stati Uniti fecero esplodere nel Pacifico, su di un atollo chiamato Bikini (situato nelle isole Marshall), alcuni ordigni nucleari. Poiché, ovviamente su piani diversi, questo evento fece tanto scalpore quanto l'introduzione del nuovo costume, gli stilisti ribattezzarono l'ormai celebre capo d'abbigliamento con lo stesso nome dell'atollo.

Da allora questo stuzzicante capo del guardaroba femminile è entrato prepotentemente a far parte dell'armamentario seduttivo del gentil sesso, variato e disegnato in mille maniere, alcune delle quali fra le più impensabili (soprattutto da parte di stilisti fantasiosi come Jean Paul Gaultier).


Inizialmente indossato da attrici e cantanti, che lo utilizzarono per esibire le loro forme solitamente perfette (o solo per suscitare un po' di scalpore), con il tempo è diventato "patrimonio comune" delle donne di tutto il mondo e di ogni condizione sociale.


La nascita ufficiale del bikini risale all’immediato dopo guerra, nel 1946, data in cui il sarto francese Luis Réard fece indossare il due pezzi a Micheline Bernardini. La modella e spogliarellista, dopo aver sfilato presso il Piscine Molitor, ricevette più di 50 mila lettere di fan. Il francese si era inspirato ad un modello disegnato nel 1932 da Jacques Heim e denominato Atome, che però non decollò mai.

In realtà l’origine del bikini è ben più antica: già nell’antica Grecia, il due pezzi era diffuso tra le donne, così come si può desumere dai dipinti e dalle raffigurazioni dell’epoca.

Il nome bikini a quello di un atollo, situato nelle isole Marshall, dove venivano condotti esperimenti atomici dall’esercito degli Stati Uniti. L’invenzione di Réard avrebbe avuto sulla società lo stesso effetto della bomba atomica, poiché considerato un capo capace di rivoluzionare il mondo della moda.

C’è da dire però che il bikini fu vietato alle fino agli anni ’50. I controlli sulle spiagge da parte della polizia erano frequenti e le donne che indossavano bikini erano soggette a sanzione. All’epoca il bikini era vietato anche alle partecipanti al concorso di bellezza per aggiudicarsi la corona di Miss Mondo. La moda del bikini iniziò a diffondersi solamente quando il rivoluzionario costume da bagno fu indossato da Brigitte Bardot nel film Manina, ragazza senza veli del 1952 e in E Dio creò la donna del 1956.

La scena in bikini più famosa del cinema è e resterà quella che ritrae Ursula Andress in bikini bianco nel film Agente 007 – Licenza di uccidere. Il famoso bikini della bond girl fu poi venduto all’asta per 57,992 euro.

Dalle illustri case di moda alle più varie catene di abbigliamento, tutti (o quasi) si sono cimentati nella creazione e commercializzazione di costumi da bagno. Così il capo da spiaggia per eccellenza ha subito durante gli anni una lunga evoluzione, cambiando forme, tagli e tessuti. La versione più minimale è senza dubbio il tanga. Fu un italo-americana ad indossarlo la prima volta sulla spiaggia di Ipanema a Rio de Janeiro, Rose de Primo. Per farsi notare ad un festa in spiaggia, alla donna venne l’idea di modificare lo slip del proprio bikini, inventando così il tanga.